L’odio

Sotto la maschera si cela un essere deforme, un ibrido dai lunghi capelli, che prende sonno sulla brandina come un bambino, un piccolo sacrilego pagano sotto le mura di San Clemente, un assassino fin troppo vicino alle sentinelle di guardia all’ospedale militare.

V si perde in mille riflessioni, viene inghiottita da qualcosa di nero.

Il coma? Sì, era rimasta senza ossigeno per troppo tempo, quello che ricorda è la voglia di addormentarsi e non sentire più nulla, covava la speranza di trovare pace, di non sentire  la nostalgia dei suoi cuccioli e  dire addio  ai suoi compagni di viaggio. Il terrore a braccetto con il dolore: era convinta di liberarsi di entrambi con una buona dose di benzodiazepine … invece aveva passato la notte tra rantoli e vomito. L’avevano ritrovata al mattino, il cuore si era fermato pochi minuti prima dei soccorsi, s’era risvegliata in terapia intensiva dopo chissà quanto tempo, forse un secondo, forse un secolo; le flebo di morfina non erano il  paradiso, solamente altri viaggi, altri incubi e terribili sensi di colpa. Gianni, suo padre, era là, le teneva la mano, era stanco, arrivava da Camerino, dove viveva, o dalla luna, chissà. Quanti anni erano passati: i ricci ingrigiti, la fatica di camminare, una piccola bottiglia nascosta per non affogare. E poi Dani, l’amica fedele, che piangeva, il viso contro il suo, e rideva, e le beveva il muco   dalla bocca e dal naso – effetto dei lunghi giorni in cui era stata intubata. Dov’era il nirvana? Dove, cazzo? Una forte rabbia macerava dentro, da lì in poi era stato tutto ancora più difficile. Cazzo se è stata dura! Con molta probabilità non si è più ripresa, i medici aspettavano…  nessuno poteva prevedere il suo futuro finché era là, attaccata a una macchina, il viso coperto da una maschera. Dormiva,  ogni tanto le palpebre s’arrossavano e le lacrime scivolavano verso le tempie, un sondino per raccoglierle non c’era, c’era quello per lo spurgo dei polmoni, quello per l’urina, ma per le lacrime no, non c’era. Le lacrime le asciugava Gianni con la mano, come poteva, ma i capelli, all’attaccatura delle tempie, erano sempre bagnati. Quando si era svegliata definitivamente e miracolosamente, poco dopo quella seconda nascita fra le braccia di Dani che rideva e piangeva e beveva le lacrime e il muco di una nuova V, pallida e semicosciente, anche Gianni crollò. Lo ricoverarono nello stesso ospedale, non volle essere visitato da nessuno di quelli che aveva conosciuto e che sostavano ogni giorno davanti al vetro della sala di rianimazione.  Se ne andò qualche mese dopo. Un rivoluzionario sconfitto, un gran signore, un ladro gentiluomo: le opere d’arte, che trafugava dalle chiese abbandonate e senza fede, le impiegava per cambiare il mondo o fornire l’eroina alla madre della sua unica figlia. In quei giorni, nei corridoi dell’ospedale, c’era chi lo sentiva ancora nominare “Simona” come la fonte dei suoi guai, colei che l’aveva iniziato alla droga, che gli aveva dato e tolto V come aveva voluto, sparando a zero su tutto. “Questa qui è un pezzo di pane – ripeteva guardando V dormire il sonno indotto dalla morfina – non farebbe male a una mosca, non ne sarebbe capace: ma sua madre… sua madre, sì”.

Simona, Silvano, Gianni … non c’è più nessuno … faccia a faccia con l’ignoto, le incertezze: chi la guiderà? A chi donare fiducia?

Come il randagio che elemosina qualche osso qua e là, V dona il cuore suo a prescindere, colma d’amore e fiducia, ne ha bisogno. Sì, cazzo! Deve dare fiducia, non vuole rimanere sola … vorrebbe tanto dare quegli abbracci alla madre, che sempre le aveva negato, dire a suo padre quanto le fosse mancato e a suo nonno, che sempre l’aveva stimato. Ma loro non ci sono più, solo uno stormo di avvoltoi pronti a prendersi la carcassa fino a l’ultimo pezzo, i suoi ultimi brandelli di pelle … quanta rabbia, più rabbia prova e più scrive, non sa che a pochi chilometri un altro essere si nutre di questo, povero e solo essere nascosto al mondo, deforme, ma in grado di provare sentimenti: di solo odio è stato nutrito, di sola violenza allevato.

Vega Villani