L’audiocassetta

“un’altra delle poesie del blog, quale sarà il nesso?” pensa l’ispettore Bartolomeo ad alta voce, mentre rigira fra le mani l’audiocassetta che ha trovato nel plico.
Sistemata la pergamena in una busta per le prove giudiziarie, l’ispettore si prepara ad ascoltare l’audiocassetta. Trovare un mangianastri non era stato facile, l’arduo compito era stato affidato ai   sovrintendenti  Sandro Vitale e Filippo Meneghini:  erano andati a cercarne uno nel deposito sotterraneo per le attrezzature di sorveglianza, fornito anche di apparecchiature elettroniche in disuso.  Munita di torcia la coppia di colleghi si incamminò verso il lungo corridoio del deposito, le luci intermittenti convinsero il sovrintendente ad accendere quest’ultima  e mentre questo accese la pila tutto il resto si fece nero come la pece.  Alto com’era, Vitale aveva battuto la testa sul ferro bollente di una tubatura: era stato in quel punto che  aveva visto una sagoma barbuta … non ci aveva badato: arrivato a destinazione insieme al collega, aveva preso il mangianastri per sistemarlo nell’ufficio dell’ispettore.<br />“Carissimo, caro ispettore, poco è cambiato, caro, caro ispettore. Solo la fame non è mai la stessa,  sale sempre più, questa fame … ispettore, è fame di sangue, fame d’una giustizia negata, caro ispettore. Ho capito d’essere niente, ho capito d’essere tanti. Ispettore, carissimo il mio ispettore, ti è sconosciuto il nostro legame e rimarrà tale … se, carissimo  il mio ispettore, non la smetterai di cercarmi, ispettore. Devo svolgere il mio lavoro, lavoro, ispettore, sul quale non ho potere, devo… ispettore, io devo saziare questa fame, ispettore, non ho libero arbitrio, ispettore, devo concludere caro ispettore, devo ….”.