1949 – Più lo cerchi e meno lo trovi

Vogliamo tentare di presentarvi un personaggio di cui si avverte da qualche tempo la presenza in mezzo a noi, ma che è molto difficile incontrare. Forse non molto raccomandabile, a tutta prima, e concediamo che, date le circostanze, sia legittimo anche diffidare di lui. Solo per il momento, però, solo per il momento: ripensandoci e tenendo d’occhio le varie possibilità, siamo persuasi che qualcosa di buono prima o poi, ne possa uscire. Per comodità lo definiremo “l’anti-Julien” – Julien Sorel, l’eroe di Stendhal, che tutti conoscono. Vediamo per un momento Julien: con lui Stendhal ci ha delineato il paradigma dell’eroe moderno, Julien è un giovane dal sangue freddo e con i nervi a posto, che ha deciso di riuscire nel mondo e di conquistarsi una buona posizione sociale. Ecco il problema: dato che il giovane possiede queste qualità, che tecnica per riuscire dovrà adottare? Tecnica: vale a dire, il modo d’adeguarsi al mondo o, più specificatamente, alla società. E’ chiaro quindi che la tecnica di Julien Sorel finisce per essere lo specchio della società in cui Sorel vive. Dalla condotta di Sorel deducete il carattere della sua società. Si tratta di gente, come dicono gli inglesi, positiva, che crede solo in ciò che si vede e si tocca. Crede nella ragione e nelle statistiche, e il codice è tutta la morale. Siccome evidentemente si possono processare le azioni soltanto, e non anche le intenzioni, le azioni sono quelle che contano e un uomo è morale solo quando le sue azioni sono coerenti e conformi al costume. Non importa sapere se egli crede veramente in Dio, purché si comporti “come se ci credesse”. In questa società un uomo con la sua intimità non trova posto: voler fare corrispondere pensiero con azione è quindi, date le circostanze, il modo infallibile per non avere successo. Julien è intelligente e capisce al volo le cose: ha capito, per esempio, che la gente con cui ha a che fare non va a vedere se dietro gli atti c’è anche una coscienza, che a essa basta che gli atti siano “come se” dietro ci fosse una coscienza. Per questa ragione però, davanti a uno come Julien è indifesa: essa non può mai sapere dove quel suo modo di fare, impeccabile, deve riconoscerlo, voglia veramente andare a parare. E Julien, il più formidabile ipocrita di tutte le letterature, trionfa e con relativa facilità. Egli ha ben digerito la lezione protestante e, del resto, vive in mezzo a della gente che deve in gran parte le sue fortune proprio alla rivoluzione protestante. Ed eccoci al nostro anti-Julien. Capito Julien si capisce subito anche il nostro “anti”: infatti egli è esattamente il contrario di Julien. Un piccolo ritocco al quadro della società. Si tratta di togliere quel “come se Dio ci fosse”. Infatti non serve più; ora le macchine funzionano del tutto automaticamente. Vediamo dunque l’uomo. Per esempio, uno si trova in un gran bosco e sopra c’è la luna. Ma dovunque egli si sposti, la luna è sempre sopra la sua testa, né più lontana né più vicina. Tanto vale star sempre là, quindi, ché, quando si tratti di guardare soltanto la luna, qualunque punto è quello buono. Ossia: un mondo dove non ci sono punti di riferimento – poiché le leggi, mettiamo – dicono solo che cosa “non” bisogna fare, ma non che cosa “bisogna” fare. Il nostro personaggio è avvezzo a vedere sempre la gente interpretare le sue azioni come se lui non ci fosse e non c’entrasse per niente, senza tener conto, cioè, della sua intimità: essa vuole solo rendersi conto se si tratta o no di un elemento sociale”. Egli ha visto per lungo tempo le sue azioni rapite via senza nome, nulle come qualità, valide solo come quantità, nel giro degli assegni “pagati al portatore”. E allora? E allora fa come la gente: considera le sue azioni “come se” non fossero sue. Se ne infischia. E’ quello che si dice un uomo senza scrupoli. Ha capito che l’organizzazione gli chiede di mettere in ciò che fa il meno possibile di se stesso. Lui non ci mette niente e così l’organizzazione è a posto. Per questa ragione è tanto difficile incontrarlo: anzi, in società più lo si cerca e meno lo si trova. Bisogna uscire per conoscerlo: infatti, non per essersi egli ridotto a una pura funzione, la sua intimità è morta. Anzi. Meno egli è in ciò che fa di sociale e più si trova. Capite che non va in cerca del successo quando agisce nel mondo sociale: in questo egli è più spregiudicato di Sorel. Non gli importa niente del successo. Cerca solo il suo tornaconto. I suoi reali interessi sono concentrati altrove, esattamente là dove non c’è società, questa sua società. Julien cercava di dare una coerenza alle sue azioni perché la gente allora pretendeva una finzione di coscienza dietro di esse. Anti-Julien, invece, non si preoccupa di dar loro alcuna coerenza: “sa che del suo agire sociale non può essere giudicato”. Per cui la sua coscienza è libera e tende a determinare “altrove” un’altra società, una società tutta di valori. Così per lo meno dovrebbe essere.   Silvano Villani – “Fanfulla”, III, n.699, domenica 14 agosto 1949