Il giardino degli aranci

Il  “giardino degli aranci “ sembra il loggione di un  teatro, Roma al tramonto, il suo palcoscenico e la cupola di San Pietro: la prima ballerina, vestita d’organza color del cielo. Le luci della sera iniziano ad accendersi, sparpagliate qua e là fra le antiche palazzine del centro rendono ancor più suggestivo il panorama dell’Aventino.

La maschera è seduta sulla balaustra, con le gambe penzoloni, sembra fissare il vuoto, sembra persa, smarrita chissà dove, poi sorride, in realtà  è spettatrice di qualcosa di fantastico: la prima ballerina non è più sola sul palco, altri ballerini vestiti di luce saltano giù da sottili fili di nuvole: longilinei, atletici tengono le loro compagne vestite anch’esse d’organza, si mescolano nella notte al chiaro di luna i neri veli danzanti.

Lo spettacolo viene interrotto da un’improvvisa oscurità, una grande mano  s’è fatta strada tra le nuvole e in una stretta attira a sé tutti i ballerini lasciando sola la cupola – spogliata della sua organza ha perso la sua magia -: il pugno stretto si ritrae e a farle compagnia c’è solo la maschera che presto fugge via.

 

Desidero la forma che tu hai,

normale, banale, la meriti?

No, tu disprezzi

quello che io non avrò

mai.

Ho l’esperienza di tante vite,

e ricordi di una sola di queste

le altre si sono

smarrite …

 

“Ispettore capo Ottavio Bartolomeo”, l’uomo si presenta a V, che non sembra sorpresa e si presenta a sua volta aggiungendo: “ma questo lei già lo sapeva a quanto pare, credo anche di sapere perchè è qui, i mass media non fanno altro che parlare degli omicidi e parlano molto anche di lei ispettore, ma non è questo … mi stanno accadendo cose bizzarre, diciamo surreali … probabilmente mi darà della pazza”. La donna comincia a tremare, il fiato le si  spezza, il mondo incomincia a girarle intorno, sviene.

L’ispettore riesce ad afferrarla, il cagnetto preoccupato abbaia, ma non verso Bartolomeo, ha capito che l’uomo non è una minaccia – almeno per il momento.

V si riprende, telefona a Leonardo per avvertirlo che verrà a casa con l’ispettore e il suo collega. Lui è sveglio, dopo la citofonata di Bartolomeo è rimasto incollato al telefono, ha avvertito Beatrice e Navì, ma subito s’è pentito perché i ragazzi, preoccupati a loro volta, hanno cominciato a tartassarlo di messaggi.

Dopo le presentazioni, i quattro si mettono seduti di fronte il caminetto spento, V ancora pallida e provata si alza di scatto per accenderlo, le gambe le cedono nuovamente, non riesce a stare in piedi. Bartolomeo prende l’iniziativa e si impegna ad accendere il camino mentre Leonardo si occupa di V: sempre più pallida e confusa, la donna blatera quelle che all’apparenza sembrano essere frasi senza senso.

“Il camino è acceso” esclama poco dopo l’ispettore con aria soddisfatta. Con il caminetto anche V sembra riprendere colore, si accende.

Nuovamente al tavolo tutti insieme, l’ispettore spiega il motivo della visita, sa che V non ha nulla a che fare con gli omicidi, è convinto che il bagno di sangue sia solo l’inizio di qualcosa di  terribile, ma d’altro canto non può che chiedere spiegazioni:

non solo si fa riferimento al blog, ma, curiosa coincidenza, risulta che V ha conosciuto le vittime. “mi capisci V? – Bartolomeo chiede con impazienza – ovviamente è escluso che la mano sia stata la tua, ma chi  mi dice che non sia stata tu ad assoldare qualcuno? so che te e il tuo compagno eravate altrove quando gli omicidi sono stati commessi, oltre a questo, l’assassino deve avere una forza sovraumana … ma dimmi, cos’è che mi volevi raccontare?”.

V nuovamente cade in trance, blatera, blatera, trema ha paura, esclama “di nuovo, lo sta facendo di nuovo, la maschera sta colpendo ancora!”.

Vega Villani