Elena

Via dei BrescianiNel tribunale per i minori, la giudice Elena Santorini è alle prese con una causa di affido.  La donna è un tipo molto elegante, delicato e di bell’aspetto: capelli color rame sulle spalle, alta, slanciata – una gonna tre-quarti le mette in risalto le gambe – occhi chiari, labbra sottili, tratti duri, persino arcigni che danno a quel viso gradevole qualcosa di stonato. La Maschera è lì, all’interno del tribunale, osserva la giudice al lavoro. Tante sono le persone che vanno e vengono, eppure non la vedono, come non ci fosse. Con la schiena contro il muro, la strana creatura tira indietro la testa e si lascia andare a pensieri,  ricordi … poi d’un tratto sussulta: “Beatrice!”.

Spinacetol’ispettore Bartolomeo è confuso, dopo aver soccorso V per la seconda volta comincia porsi parecchie domande. Che cosa vuol dire “sta accadendo di nuovo”? Chi è la maschera? Non si è vista nessuna maschera nei filmati. Si gratta il capo, poi una telefonata sul suo cellulare mette tutti in allarme: un pacco per l’ispettore, questa volta consegnato direttamente in questura. Bartolomeo chiede al collega di descrivere la busta: a  quanto pare, è identica alla precedente.

Via dei BrescianiLa Maschera torna a osservare la giudice, la Santorini ha finito la sua ultima udienza, s’è fatto tardi, ma molte sono le scartoffie da sistemare e le cause da preparare per l’indomani, con aria seccata invita la grassottella cancelliera a prepararle alcuni plichi e a farglieli trovare sulla scrivania prima di una mezz’ora: la poveraccia, carica di fascicoli, sudaticcia e stanca, annuisce, prova ad aggiungere qualcosa: “E’ il compleanno di mio figlio, vorrei essere a casa in tempo per la cena e … –  la giudice, incurante, la zittisce, s’avvia nel suo ufficio:  “frigida stronza…  guarda come sculetta… ” bisbiglia la cancelliera. La Maschera, addossata a una delle tante colonne del corridoio, ha assistito alla scena. Il tribunale è quasi vuoto, all’interno solo dipendenti e all’ultimo piano nelle celle del CPA (Centro, Prima, Accoglienza) i minori in attesa di processo.

SpinacetoL’ispettore incita V e Leonardo a recarsi in ospedale: “non si sa mai con queste cose, quando si tratta di testa nessuno ci capisce nulla, prima si va, meglio è. Noi dobbiamo andare, per il momento è meglio che restiate reperibili, sul tavolo ho lasciato i miei recapiti, anche quello personale. Vi saluto”. Prima di salire in macchina, l’ispettore dà una pacca al suo assistente : “veloce Luca, non farmi pentire, ti affido la mia bambina”.  Bartolomeo si accende una sigaretta, preme il pulsante elettrico per abbassare il finestrino, niente, non va: “ per la miseria! benedette le vecchie e affidabili manovelle! vai Luca – grida incitando il giovane  – fammi ‘sto favore, vai, vai in fretta … non mi piace questa storia … non mi piace affatto”.  L’assistente dà il meglio di sé, posa il lunotto della sirena sul tettuccio e vola al commissariato. Dal loro terrazzo al decimo piano, V e Leonardo seguono con lo sguardo l’auto dell’ispettore fin quasi in fondo alla via, tra le luci dell’ultimo semaforo. Il sole è calato, gli ultimi raggi si perdono tra i palazzi ornati di comignoli e antenne, sembrano fiori in un giardino di cemento … ma da tutt’altra parte vanno i loro pensieri. Si guardano: sgomento misto a terrore, confusione, magone.“ Cazzo di storia … porco … questo vuol dire …” blatera V con le mani sul viso.  Leonardo, con gli occhi pieni di lacrime: “terribile, amo’, questo è un incubo – grida, ma si trattiene dal finire la frase,  rientra in casa. V lo segue, si accascia sulla sua poltrona da lavoro in pelle nera aerodinamica – regalo del riciclaggio AMA – abbassa lo schienale e si perde tra mille pensieri. Leo, seduto  di fronte a lei,  macina freneticamente il tabacco  con le mani su un quadernone “Pigna” per rollarsi una canna. Come la mettiamo con tuo padre? – fa V con tono pacato, basso, sempre più basso  – non riusciremo mai a spiegare qualcosa che ancora dobbiamo capire”, cade di nuovo in trance per alcuni secondi, più il tempo scorre, più si sente connessa a quel qualcosa che ancora le è ignoto. Si alza di scatto, come suo solito, felina si avvicina a Leonardo, gli frega lo spinello, va camera, fissa i ripiani caotici dell’armadio cercando qualcosa da mettere. Leonardo la raggiunge, l’abbraccia: “che fai, amore?” le chiede riprendendosi la canna, un bacio a stampo e aspetta la risposta seduto sul letto. V si gira:  “andiamo in ospedale, meglio seguire i consigli dell’ispettore. Non ho niente, è chiaro … o forse no! comunque non è questo il problema. Meglio andare, dirò ai medici soltanto dei collassi. Qualsiasi cosa stia accadendo è sempre meglio essere disponibili.  Ti rendi conto! Ahhhhh cazzo! – V d’improvviso diventa una furia – chi cazzo crederebbe mai  che un alter ego o che cazzo è… che cazzo sta facendo fuori, cazzo, persone di merda del mio passato di merda, cazzo cazzo cazzo ah ah ah!”, esplode in una gran risata. “Non si scherza più qui! – è Italo, il padre di Leo – dov’è mio figlio? Leonardoooo?”. V e Leo incrociano per l’ennesima volta lo sguardo e continuano a ridere insieme. “Padre! sto uscendo per una commissione, è urgente?” chiede Leonardo.“No, no, ti aspetto – risponde il vecchio –  approfitta per prendermi il giornale, LA VERITA’  mi raccomando!”.“Il giornale a quest’ora? – Leo è indispettito. Ma Italo non molla: “Se ti impegni, vedi che lo trovi!”.

Vega Villani