Era … Beatrice

La mia insicurezza mi portava ad allontanare le persone a me vicine al punto da non riuscire a ricevere neanche un regalo; quando accadeva, l’emozione mi faceva reagire nel modo opposto a come avrei voluto, fu così che allontanai anche Fortunato. Il giorno di San Valentino si presentò a casa con dei cioccolatini e una rosa:  finirono nel cestino – tale era l’imbarazzo che provavo. Lui se ne fece un cruccio e se ne andò via all’istante. Fu mia madre ad accorgersi che ero incinta, non avevo un ciclo regolare a causa dei problemi alimentari che mi portavo dietro dall’infanzia, non volevo crederci, non volevo dire nulla al padre, non ne avevo il coraggio. Fortunato venne a casa mia. Arrivava sempre a tarda notte, fischiava, saliva e il giorno dopo, a volte, non ricordava com’era arrivato. Quella mattina mia madre lanciò la bomba: “V è incinta!”, mancava solo il test di gravidanza che feci poco dopo al consultorio di zona. Ricordo fiumi di lacrime scendere per l’emozione, il test era positivo, paura e una valanga di sentimenti a cui non so dare nome m’invasero l’anima. Fu un vero e proprio travaglio, schiere di persone non solo dicevano la loro, ma tentavano di decidere al mio posto quello che dovevo fare. Chi avrebbe voluto prendermi a schiaffi per farmi abortire, chi mi diceva di darlo in adozione, mio nonno diceva che si sarebbe preso cura di me e del bambino a patto che mandassi a quel paese il padre. Feci quel che dovevo fare per interrompere la gravidanza, ma quando sentii il cuore e vidi quel piccolo fagiolino nell’ecografia non ebbi il coraggio di andare fino in fondo, decisi di portare avanti la gravidanza. Era una femmina, era Beatrice!                                                                      Vega Villani