Vuoto totale

Leo è sparito, smaterializzato. Panico, il cuore  sembra impazzito, pronto a correre la  Parigi-Dakar , alla radio Paranoid dei Black Sabbath non poteva essere più appropriata. V afferra il cellulare, sta per chiamare il figlio, Navì, quando lo  vede arrivare: alto, smilzo e con la schiena un po’ curva, ha rasato i capelli, i suoi occhiali devono essersi nuovamente rotti perché tiene ferma una stanghetta con la mano, chinando il viso.

C’è qualcuno con lui, V si avvicina al parabrezza per vedere meglio, cazzo, ma quello è Leo, come diamine è possibile? Che cavolo sta succedendo, per la miseria!!

Navì, preoccupato, si rivolge alla madre: “Mamma, maaaa … dove sei stata? sono due ore che ti aspettiamo, sono le sei e venti, sei andata a fare la spesa alle quattro!”. V non sa che cosa dire, sono passati non più di una manciata di secondi da quando ha fermato l’auto e si è resa conto che Leonardo non era al suo fianco… poi? Poi  ha preso il telefono, ha visto  il figlio e Leo venire verso di lei… E’ più debilitante  il panico o l’imbarazzo? Alle domande di Navì risponde con suoni intermittenti, come quando cerchi alla radio la canzone giusta e vai avanti di stazione in stazione. “Non lo so” risponde finalmente, dopo un singhiozzo. Scoppia in lacrime.

Leonardo si avvicina al finestrino, vede che non ci sono buste della spesa, cerca di nascondere la sorpresa, non ci riesce. Cazzo – pensa V – questa proprio non ci voleva, una settimana assurda tra vuoti di memoria e incubi così atroci da togliere il sonno e  interminabili discussioni con Leo… no, non se ne può più, va preso il toro per le corna… affrontare il  problema… bla bla bla… eh sì, è arrivata l’ora di tornare dalla psichiatra.

Una carezza sul viso la fa sussultare, è sempre Leonardo, la rassicura, con quel fare dolce che lo distingue: “Amore, stai bene? Non ti preoccupare, andrà tutto bene, Navì, vieni, sali in macchina, facciamo la spesa e stasera accendiamo il camino e ci facciamo una grigliata: tu, cucciola stai tranquilla,  pensiamo a tutto noi”.

V  si sposta per far guidare Leo, Navì si accartoccia sul sedile posteriore… caro vecchio Maggiolino  decappottabile blu elettrico ‘a tre porte’: una di queste è incastrata e ogni volta bisogna fare acrobazie per salire a bordo.

Nel traffico, il verde  sembra blu, il rosso diventa fucsia, i semafori e i  lampioni somigliano a stecche di liquirizia al sole – sciolti, liquefatti. Le macchine sfrecciano, hanno colori sgargianti,  lasciano una scia che si dissolve nell’aria man mano verso l’orizzonte.

Leonardo accende la radio, è l’ora del TG: “Ancora vittime: siamo a quattro tra omicidi e aggressioni, ma vogliamo capirci meglio: è qui con noi il  capitano  Bartolomeo dell’Investigativa di Roma.  Buonasera Capitano, come procedono le indagini? Avete sospettati?  E’ vero che questi crimini sembrano essere  legati tra loro? Sono le domande più twittate dai nostri ascoltatori”.

Il Capitano, con un accento incomprensibile, risponde: “ Beh, sì, possiamo benissimo dire che sono legati tra loro, ma non pensiamo si tratti di una persona, forse una banda… la brutalità dei crimini ci ha portato a questa conclusione, è impossibile per qualsiasi uomo, da solo, posizionare a quel modo le povere, disgraziate vittime!  Non abbiamo nessun indagato, ma siamo fiduciosi. Raccomando ai cittadini di restare vigili e attenti”.

“Disgraziate  vittime… che ciarlatano” esclama V. Navì e Leonardo fanno in coro: “ Perché? Sono fortunate?”.  Nessuna risposta.

Speaker: “Ringraziamo il nostro capitano Bartolomeo, speriamo in  una svolta nelle indagini, ma ora è arrivato il momento delle HIT, vi attendono premi da urlo!!!”.

V riflette: erano le 15,45 quando siamo usciti di casa, cinque minuti per lasciare Beatrice, quindici minuti per una birra al Bungly e una striscia di coca,  altri dieci per raggiungere Navì. L’orologio del Maggiolino segna le 18,20, sensazione di vuoto, crampi allo stomaco,  posa istintivamente la mano sul petto, si accorge che la camicetta è aperta e che la spilla con la quale aveva sostituito il bottone non c’è, si guarda intorno, nulla. Prova a ricordare… nulla. Vuoto totale.

Vega Villani